Lettera inviata da Genova il 4 marzo 1860. De Notaris spedirà presto a Tenore i proprii semi e quelli di Moris. Il signore Lespinasse di Bordeaux desidera acquistare il terzo volume di Flora Sardoa. Ha saputo con grande stupore che a Torino si stanno approntando circa 80 argomenti per l’esame di Botanica degli studenti di Medicina. A De Notaris paiono un’enormità. Per i futuri medici, ci si dovrebbe limitare alla conoscenza delle cose più importanti di organografia e fisiologia e dei caratteri distintivi delle famiglie più diffuse. La scuola deve venire incontro ai mediocri, che costituiscono la maggioranza degli studenti. Se l’Università avesse il compito di escluderli, fallirebbe allo scopo della propria esistenza e si potrebbe chiudere. I migliori non hanno bisogno di scuola, ma di mezzi e materiali utili a sviluppare la loro intelligenza.
Lettera inviata da Genova il 14 gennaio 1860. De Notaris ha ripreso a lavorare e spera che i Favonii gli consentano il pieno ricupero [Favonius è termine latino con cui si designava un vento caldo e secco; in Europa è attualmente definito foehn]. Seguono alcune cosiderazioni di De Notaris su modalità e contenuti delle lezioni di Botanica. Ha fatto scalpore a Genova la notizia che il nuovo ministro vorrebbe sostituire l’Università con un grande Istituto tecnico. A Genova vi è grande preoccupazione, solo perché non vedono che con l’attuale personale la struttura è destinata a morire di etisia. Al momento gli studenti di tutte le facoltà sono circa 300, ma dall’anno venturo, quando vi sarà libertà di iscrizione all’Università che pare migliore, tale numero sarà certamente destinato a ridursi.
Lettera inviata da Genova il 13 gennaio 1860. De Notaris dice a Moris che non deve tenere conto delle critiche di Bubani, perché ha un cervello scompigliato e balzano. Non conviene neppure rispondere, evitando così di entrare in polemica. D’altra parte Flora Sardoa è un modello di esattezza e di critica botanica, applaudita da tutti i botanici contemporanei. De Notaris aveva intenzione di fare una recensione del terzo volume di Moris, però il recente incidente glielo ha impedito. Lascerà il compito a Gennari, che si è offerto di sostituirlo. Seguono alcune osservazioni sul periodo dell’anno in cui fare le lezioni, tenendo conto di tutti gli impegni riservati ai direttori di stabilimento.
Lettera inviata da Genova il 5 gennaio 1860. De Notaris ha tardato a mandare gli auguri per il nuovo anno a Moris, perché, a causa del terreno ghiacciato, è stramazzato al suolo, procurandosi un dolore al torace, che gli ha impedito di muoversi per parecchi giorni. Ha presentato al Rettore domanda affinché il figlio del giardiniere Giuseppe Canepa, Giovanni Battista, venga portato nell’organico dell’orto universitario come sotto-giardiniere.
Lettera inviata da Genova il 19 dicembre 1859. De Notaris è riuscito a dare alla stampa il catalogo dei semi. Ha ricevuto il plico destinato al dottore Cheirasco con i due fascicoli delle Diagnoses di Boissier. Manderà a Gennari due articoli che gli interessano; da Cagliari Gennari vorrebbe sapere se rientrerà nei vantaggi previsti dalla riforma, non avendo ancora ricevuto la nomina a professore effettivo. De Notaris prega Moris di sollecitare, assieme al professore De Filippi, tale nomina. Per quanto riguarda la domanda per l’alloggio da assegnare a Bucco, il Reverendo Rettore ha consigliato di soprassedere, in attesa della visita dell’Ispettore dell’Università, cui si potranno fare gli opportuni rilievi. Seguono auspici che la nuova legge sortisca gli effetti desiderati.
Lettera inviata da Genova il 26 novembre 1859. De Notaris ha preso visione della nuova legge sulla Pubblica Istruzione. Segue una lunga serie di considerazioni, perché non gli è chiaro se possa oppure no rientrare nelle categorie dei professori avvantaggiati dalla disposizioni economiche. De Notaris prega Moris di aiutare Bucco ad avere un alloggio più dignitoso e salubre. Potrebbe essergli assegnato quello occupato dall’ex-prefetto De Ferrari, che l’Università dovrebbe decidersi a sfrattare, essendosi attaccato alla situazione come un inutile e schifoso parassita.
Lettera inviata da Genova il 10 novembre 1859. De Notaris ringrazia Moris per avergli mandato i tre volumi con l’atlante della Flora Sardoa per la libreria dell’Orto e il terzo volume come dono personale. Ha passato il giorno precedente ad esaminare il volume e ne elenca i pregi riscontrati. De Notaris ha saputo che nel nuovo ordinamento degli studi universitari lo stipendio dei direttori degli stabilimenti non terrà conto dell’anzianità. Almeno fosse loro assegnato l’alloggio o un indennità per l’affitto!
Lettera inviata da Genova il 4 novembre 1859. Neppure in questo anno De Notaris è riuscito, sempre per motivi economici, ad accettare l’invito di Moris di fermarsi qualche giorno, al ritorno dalle vacanze, nella sua casa di campagna. Durante l’estate è stato abbastanza bene ed è riuscito ad eseguire alcune faticosissime escursioni in val Canobbina, val Vigezzo, val Divedria fino al Sempione, quindi val Formazza sino ai ghiacciai del Gries oltre i 7.000 piedi di altezza. Purtroppo ha speso molto, ma la messe raccolta non è stata proporzionale alla spesa. Al ritorno a Genova ha saputo con piacere che il dottore Elena ha avuto la cattedra di Medicina Legale e il dottore Tardy quella di Calcolo infinitesimale. De Notaris è ansioso di vedere il nuovo piano di studi, sperando che spariscano certi anacronismi, come quello di avere un frate per rettore. Prega Moris di fare avere alla libreria dell’Orto Botanico di Genova un esemplare della sua flora.
Lettera inviata da Ceredo presso Intra il 7 agosto 1859. Il brutto paese in cui De Notaris è capitato è di un isolamento persino eccessivo: non esiste neppure un negozio. Unico vantaggio è il non sentire parlare di politica e non vedere giornali. De Notaris fa passeggiate nei boschi, però le prede sono scarse. Ha saputo che Manetti non è più direttore dei giardini di Monza; è tentato di fare domanda per la successione. Il compenso annuo è di lire 6.000, più “alloggio, legna e lume”.
Lettera inviata da Genova il 3 febbraio 1857. De Notaris manda a Moris, come da lui richiesto, l’Orobanche bracteata dell’erbario Viviani, che purtroppo é fatto di frammenti o di cattivi esemplari. Vedrebbe volentieri le crittogame di Casaretto. L’ inquilino della villa di Pietra minuta ha sgombrato l’alloggio e in esso si è installato il sotto-giardiniere Canepa. Tale alloggio sarebbe stato utile all’altro garzone A. Musso, ma invece, per ordine del Presidente del Consiglio, è stato occupato dall’ex abitante della villa, la consegna della quale a De Notaris non è comunque ancora stata fatta. Ora le famiglie che abitano gratis, senza alcun titolo, un alloggio dell’Università sono tre: Presidente, ex prefetto ed ex pigionante di Pietra minuta.
Lettera inviata da Genova il 13 luglio 1859. De Notaris ha terminato gli esami e a giorni partirà per la valle Intrasca, dove ha intenzione di fermarsi sino ad ottobre. Rimarrebbe a Genova, perché la guerra non è finita, ma la moglie non è in buona salute e l’aria dei monti potrebbe giovarle. De Notaris spera di terminare la sua rassegna sui muschi italiani. Ha visto Lisa, che continua ad avere scambi di piante con Bucco. Il dottore Elena, che aspira alla cattedra di Medicina Legale, verrà a presentarsi a Moris. Tra i competitori locali vi è un certo Beretta, il cui unico titolo è l’amicizia col dottor Farini. De Notaris è a Genova ormai da vent’anni e vorrebbe vivere in una società più leale e meno ringhiosa e spudorata. Segnala a Moris il dottor De Vita, napoletano, che aspira ad un posto vacante all’Università di Cagliari. I colleghi di De Notaris ne fanno moltissimi elogi, ma ne direbbero tutto il male possibile se, invece che a Cagliari, tendesse ad avere un posto a Genova.
Lettera inviata da Genova il 31 maggio 1859. De Notaris è molto spiaciuto di non potere contribuire a liberare il patrio suolo contaminato dall’Austria. Raccomanda a Moris il suo amico Paolo Macchiavelli di Sarzana, il quale vorrebbe diventare capo di ambulanza alla colonna del generale Ribotti. In mattinata è giunta la notizia che l’esercito sardo ha passato il Sesia e sconfitto gli Austriaci. De Notaris spera si avveri il sogno di vedere il nostro paese diventare “il più potente, il più florido, il paese modello d’Italia, se non di tutta Europa!!”
Lettera inviata da Genova il 17 aprile 1859. De Notaris non scrive da tempo, perché ha dovuto occuparsi del signor Macchiavelli di Sarzana, che nel 1849 l’ha molto aiutato durante la sua malattia. Ringrazia Moris per avergli fatto avere 200 lire della pensione di Savoia. E’ morto il professore Fieschi; i creditori spoglieranno la sua casa e i figli rimarrano privi di ogni cosa. Vi sono già molti aspiranti al posto. De Notaris suggerirebbe il dottore Elena. Il professore Tomati ne parlerà a Moris. De Notaris prega Moris di raccomandare al professore Abbene il farmacista di Altare, Mariano Biondi, il quale ha concorso ad un posto di visitatore per la Liguria occidentale. Il professore Peyrone potrà confermare che fu uno dei migliori allievi farmacisti dell’Università di Genova. E’ preoccupato per la guerra, che sarà lunga ed accanita.
Lettera inviata da Genova il 31 marzo 1859. De Notaris ha ricevuto l’Isoetes di Capraia che aveva richiesto a Moris: non è I. setacea ma I. hystrix, e quindi specie nuova, che purtroppo non ha pubblicato. Vorrebbe sapere se vi sono acquirenti per i suoi libri [vedi lettera n. 245.25]. Durieu di Bordeaux gli avrebbe trovato un “botanomane”, certo Lespinasse, che compra quasi tutto quel che gli viene suggerito. Purtroppo, andando di questo passo, sarà costretto a vendere anche la sua collezione botanica. Lo stipendio dei professori non è sufficiente per vivere: non a caso la maggior parte di loro ha uno o più incarichi fuori dell’Università. L’ eredità della moglie si è dileguata nelle mani dello zio, contro cui non si volle procedere, sperando nella sua eredità. Però costui, a 70 anni, si è sposato! De Notaris ha saputo della morte di Carena.
Lettera inviata da Genova l’ 8 febbraio 1859. De Notaris non scrive da tempo, perché dovrebbe solo sempre parlare dei suoi dolori e della sua cattiva fortuna. Ha terminato il catalogo dei semi e attende l’arrivo del tepore della bella stagione per riprendere posto nel suo ufficio e lo studio dei licheni. A suo avviso, Moris dovrebbe dire a Bertoloni che la sua flora è un’onta al nome italiano e solo la sua decrepitezza sarà forse in grado di evitare che i botanici italiani vengano definiti “scimuniti”. Nel P.S. è presente un breve elenco di libri che De Notaris vorrebbe vendere.
Lettera inviata da Genova il 17 novembre 1858. De Notaris è rientrato a Genova e si sente depresso e poco incline a riprendere il lavoro. Si limiterà ad occuparsi solo della scuola. A Genova è stata applaudita la nomina dei professori Ageno e Bensa. Ha visto il primo fascicolo della Flora Italica Cryptogama di Bertoloni. Altro che 25 anni di ritardo! [Il riferimento è all’accusa di Gottsche a De Notaris, di essere fermo al passato – vedi lettera n. 245.22]. L’opera di Bertoloni farà la fine di Species di Sprengel e di Synopsis di Dietrich, che più nessuno consulta.
Lettera inviata da Mergozzo il 27 ottobre 1858. De Notaris non riuscirà ad accettare l’invito di Moris [vedi lettera n. 245.22], essendo stato assalito da un attacco di risipola biliosa alla faccia, che ha contribuito ad assottigliare la sua cassa. Le sanguisughe a mezzo franco l’una!
Lettera inviata da Mergozzo il 10 ottobre 1858. Bucco è stato a Mergozzo a visitare De Notaris e assieme hanno fatto qualche escursione sulle rive del lago d’Orta e sul Monterone [oggi Mottarone]. Il 20 ottobre De Notaris e le sue donne partiranno per Novara; solo allora saprà se sarà possibile accogliere l’invito d Moris di passare due giorni nella sua casa di campagna [situata a Villarbasse, in provincia di Torino]. De Notaris è disgustato del “furibondo” articolo critico di Gottsche di Altona, pubblicato su Botanische Zeitung, sul suo opuscolo Jungermanniarum Americanarum Pugillus. La critica è dovuta alla divergenza di opinioni tra Gottsche e Lehman, e all’inimicizia creatasi tra i due, dopo le biliose osservazioni fatte dal primo al Pugillus X di Lehman, riversatesi anche sull’articolo di De Notaris, accusato di essere indietro di 25 anni. Quest’ultimo è convinto che tutti gli esperti di epatiche dissentiranno dalle affermazioni di Gottsche. Ha saputo con piacere che il terzo volume di Flora Sardoa è in stampa.
Lettera inviata da Genova il 5 luglio 1858. De Notaris raccomanda nuovamente De Giuli. Non dovrebbero esservi difficoltà ad accogliere la sua richiesta: Persiani ha assicurato De Notaris che già altre volte sono stati convalidati gli studi fatti da giovani di agiate famiglie genovesi presso il teologo Ramella. De Notaris segnala a Moris una persona raccomandata da Massalongo, Alessandro Bianco, cui è già stata assegnata una condotta, che chiede gli sia concesso un ritardo nella consegna della tesi. Il dottore Ageno, fondatore del gabinetto anatomico patologico, verrà a Torino e vorrà salutare Moris. De Notaris prega Moris di fargli avere qualche sussidio per potere lavorare meglio.