Lettera inviata da Genova l’ 1 maggio 1847, in cui lo scrivente ringrazia Moris per le belle piante ricevute. Solo la Parkinsonia è morta; è la terza o la quarta volta che la compera. Boissier e Reuter gli hanno scritto che gli manderanno le pubblicazioni richieste [vedi lettera n. 241.36]. Pare che Arrighetti abbia chiesto di essere esonerato dalla carica di consigliere del Protomedicato; Parodi lo sostituirebbe. De Notaris si sta occupando delle Graminacee ligustiche e si sta esercitando a disegnare i fiori.
Lettera inviata da Genova il 21 aprile 1847. De Notaris ha spedito a Moris le felci dell’orto di Genova. Della serra non si parla; purtroppo Ratti l’ha dichiarata inutile. Al posto del defunto professore di Logica è stato messo un frate. “Evviva il progresso!” Non si parla ancora del nuovo professore di Chirurgia. Bisognerebbe mettere a riposo Molfino e Gherardi: uno è quasi ogni giorno ubriaco e l’altro è ormai rimbambito.
Lettera inviata da Genova l’ 11 aprile 1847. De Notaris manderà a Tenore i semi di Moris e i propri. Inoltre farà avere a Bucco l’elenco dei duplicati delle felci di cui è ricco l’orto torinese. Ha provato il nuovo inchiostro per i cartellini di zinco, di cui acclude la camposizione, ma l’esito è stato infelicissimo, per cui è tornato alla biacca e all’inchiostro ad olio. La Deputazione e l’architetto Casati Foppiani avevano assicurato a De Notaris che il presidente capo marchese Spinola era stato avvisato del problema della nuova serra da costruire. Per vari motivi, Spinola ha messo da parte i problemi dell’Università, che è stata abbandonata in balia di Gualco e Ratti; parlare loro di serre e di giardini è come parlare di eresie al papa.
Lettera inviata da Genova il 16 marzo 1847. Tenore ha mandato a De Notaris dei semi per Moris e per Boissier. Approfitta dell’occasione per fare avere a Boissier e a Reuter alcune sue pubblicazioni. Lo stesso Boissier dovrebbe fargli sapere se gli può inviare la continuazione di Voyage en Espagne. Gradirebbe anche avere da Reuter la continuazione della Flora di Zante. Andrà a Struppa per fare qualche escursione nell’alta valle del Bisagno. De Notaris dovrà prossimamente andare a visitare le spezierie in provincia [era uno dei compiti del Protomedicato], perché Arrighetti, Silvestri e Parodi non ritengono conveniente lasciare la città per via della clientela. E’ vero che lui non ha clientela, ma gli spiace lasciare sole la moglie e la bambina.
Lettera inviata da Genova l’8 marzo 1847. De Notaris ringrazia Moris e Peveraro per avergli spedito la regia patente del consiglierato. Manderà a Moris i semi richiesti e quelli per De Candolle, assieme ai fascicoli di Flora Neapolitana di Tenore, quando gli saranno pervenuti. Nella settimana seguente andrà ad erborizzare su per il Bisagno. Bertoloni gli ha spedito il quinto e ultimo fascicolo del tomo VI. Il botanico bolognese ha criticato numerose determinazioni di piante inviategli da De Notaris, che però non è assolutamente d’accordo e afferma che Bertoloni non riesce neppure più a distinguere i generi: “Povera Flora Italica”!
Lettera inviata da Genova il 18 febbraio 1847. De Notaris è stato nominato Consigliere ordinario del Protomedicato. Prega Moris di ritirargli la relativa patente presso la segreteria degli Interni. Si sta preparando il nuovo regolamento, con specificate le incombenze del capo e i casi in cui il magistrato debba dipendere dalla deputazione. Il censore Pizzorno è stato promosso deputato; al suo posto vi sarà il prete Poggi, che De Notaris non conosce. De Notaris spera che non sia di umore “atrobiliare” come il predecessore. Sarebbe bene assegnare un piccolo assegno ai Consiglieri Straordinari, per evitare le continue querimonie di Parodi il quale, pur essendo dotato di molti mezzi, è affetto dall’endemia ligure: fare i denari e nulla più. De Notaris ha deciso per l’anno in corso di percorrere la campagna in cerca di piante. Deve riposare la vista, poiché i suoi occhi si sono indeboliti con le prolungate osservazioni al microscopio. Riuscirà così a sostituire le piante di cui gli insetti hanno fatto baldoria.
Lettera inviata da Genova il 10 febbraio 1847. De Notaris racconta a Moris di avere casualmente conosciuto il signor Bertini, banchiere torinese, che si era offerto di tentare il ricupero di una somma notevole, che il padre aveva prestato a un tale Novelli, torinese domiciliato a Manchester. In Inghilterra non è stato però riconosciuto il decreto del tribunale di Milano. E’ stato nominato il nuovo protomedico. De Notaris vorrebbe conoscere con esattezza quali sono i suoi poteri. A suo parere esistono nel regolamento alcune parti poco chiare. Il Tavella a volte deve essere condotto a briglia; Parodi e Arrighetti sono animati dal desiderio di procacciare crediti e decoro al magistrato.
Lettera inviata da Genova il 25 novembre 1846. Si dovrebbe eleggere il nuovo Protomedico; Tavella è agitatissimo. De Notaris si è dimenticato di mandare a Moris una noterella di De Candolle, dopo la sua partenza da Genova. Ora rimedia. Spera che il cavaliere Peyron venga incontro ai suoi desideri. E’ sempre a corto di denaro, ma non vuole più chiedere aiuti alla famiglia; né vuole cominciare a svolgere la professione di medico, come fanno i suoi colleghi, anche perché dovrebbe ricominciare la pratica, frammischiandosi con gli studenti nell’ospedale. Bucco ha avuto dal t. Mussino alcuni semi portati da Ghigliani dal Parà.
Lettera inviata da Genova il 7 giugno 1846. De Notaris ringrazia Moris per avere presentato all’Accademia il suo lavoro. Ringrazia Delponte per avergli mandato il primo volume della traduzione dell’opera di Jussieu. Provvederà a fare recapitare a Parigi il pacco di Moris, indirizzato a Berkley, tramite Montagne o Durieu. Casaretto è stato nominato assessore, al posto del defunto Garibaldi. All’inizio si era parlato del generale Chiodo. A Genova c’è una combricola di caporioni intesa ad escludere i piemontesi dalla presidenza delle Sezioni! De Notaris elenca i possibili candidati alla cattedra di Fisica: ci sono ben tre preti! Rosellini, cui il marchese Serra aveva promesso di comprenderlo tra i candidati, ne è stato escluso. Per sua disgrazia è di carattere fermo e sincero. Si vogliono invece avere dei servi, pieghevoli come giunchi e pronti ad ogni viltà; perciò vengono scelti i preti, che sono per la maggior parte uomini senza carattere, lupi vestiti da agnelli.
Lettera inviata da Milano il 24 settembre 1845. Ha lasciato Trecate, dove la sorella era malata, per andare a Milano. De Notaris è affetto da tosse che, se non avesse 40 anni, definirebbe “convulsa”. Proverà l’oppio. Ringrazia Moris per avergli mandato il giardiniere Bucco. Tornerà a Genova passando per Torino. A Milano non ha compagnia: Balsamo e Jan sono assenti e Cesati non può venire a Milano. Farà una corsa a Monza per riverire il buon Manetti e per “beccargli”, se possibile, qualche bella pianta.
Lettera inviata da Genova il 19 febbraio 1844. De Notaris è stato a Milano per acquistare a metà prezzo l’opera di Hedwig e Schwaegrichen [si tratta di Species muscorum frondosorum]. Ringrazia Moris per i semi; manderà quanto prima i pacchi di semi ai professori Parlatore e Savi. E’ tutto “ingolfato” nella micetologia per l’Erbario Pedemontano Ligustico e sta preparando una monografia sul genere Hysterium. Studierà inoltre gli Imenomiceti; a tale scopo ha acquisito l’opera di Bulliard per 350 franchi. E’ ansioso di ricevere il secondo volume della Flora Sardoa. Il catalogo dei semi dell’anno in corso probabilmente non uscirà, perché l’Università non ha ancora stanziato la somma per lo stampatore. L’anno prossimo le lezioni dovranno essere giornaliere: i professori sono malcontenti, perché quasi tutti esercitano due professioni (medici, avvocati, artisti).
Lettera inviata da Genova il 12 agosto 1845. De Notaris sta per andare in vacanza. Non si fida però di Morando e del giardiniere giornaliero, che dovrebbero raccogliere i semi. Chiede perciò a Moris di prestargli il giardiniere Bucco. Il marchese Serra è d’accordo; Bucco, vedendo il giardino genovese, potrebbe essere allettato dalla proposta di trasferimento. A causa della malattia della figlia, De Notaris ha rinunciato alla vacanza a Bobbio; si recherà a Stroppa. Successivamente andrà nel Novarese e a Milano.
Lettera inviata da Genova il 4 agosto 1845. De Notaris ringrazia Moris per i consigli richiestigli nella lettera n. 241.27. Ha partecipato alla sua prima seduta del Protomedicato ed ha dovuto, suo malgrado, approvare una proposta di due consiglieri, di concedere a due chirurghi stranieri, di esercitare la professione durante il loro temporaneo soggiorno a Genova. Si tratta di un certo cavaliere Villaret, già chirurgo militare, e del dottor Paganini di Milano. A nessun nostro medico nazionale verrebbe concesso, recandosi all’estero, di esercitare la professione. Per quanto riguarda l’assunzione di un giardiniere, gli è stato segnalato un certo Pittaluga di origine genovese, che al momento lavora a Varese. Occorrerà vedere se si accontenta dello stipendio di 700 franchi. Il marchese Serra gli ha anche segnalato un altro Pittaluga, giardiniere a Cagliari, su cui De Notaris ha qualche dubbio, poiché è anche mercante di piante.
Lettera inviata da Genova il 25 luglio 1845. De Notaris ha spedito a Moris due numeri del Giornale Botanico e un opuscolo del professore Targioni. E’ giunta le lettera della Deputazione con cui gli è annunciata la nomina a consigliere straordinario del Protomedicato. Il testo non è chiaro, poiché non si capisce se può partecipare soltanto alle sedute del Magistrato, oppure può dedicarsi ad altre incombenze. Ritiene che il professore Parodi abbia gli stessi suoi problemi. Chiede consiglio a Moris.
Lettera inviata da Genova il 20 luglio 1845. Il protomedico si è congratulato con De Notaris per la sua nomina a consigliere. Il marchese Serra gli ha fatto sapere che il presidente capo non ritiene di aumentare lo stipendio destinato al giardiniere e intenderebbe trovarne uno in paese. Purtroppo i giardinieri genovesi sono solo capaci a zappare, a malmenare le piante e nulla sanno di nomenclatura. Tornerà alla carica con la sua proposta. Ha saputo dal carotaio [sic!] Canobbio della nomina di due nuovi membri della Deputazione, Camillo Pallavicini e Marcello Durazzo. Vi sono già mormorii. Qualcuno vorrebbe Lorenzo Pareto.
Lettera inviata da Genova il 14 luglio 1845. De Notaris ha spedito a Moris quel che resta dell’erbario di Viviani, affinché lo revisioni. A De Notaris piacerebbe che, come nuovo giardiniere, venisse a Genova, da Torino, Bucco; però vorrebbe ottenergli uno stipendio di mille lire, mentre l’Università ne stanzia solo 750. Bisognerebbe inoltre cha a Bucco venisse concesso un mese di vacanza all’anno, per potere tornare in Piemonte a vedere i suoi parenti. De Notaris è contento di sapere che Sua Maestà lo ha nominato consigliere straordinario del Protomedicato. Ha prenotato per l’estate una casa sull’Appennino a Bobbio, per ritemprare le forze.
Lettera inviata da Genova il 6 luglio 1845. De Notaris manderà la Chlora e due Stachys che Moris gli ha chiesto. I Gesuiti stanno speculando sulla vendita del terreno che servirebbe per allargare il giardino, e perciò tutto è fermo. Si vuole fare un nuovo regolamento per la facoltà di Medicina. Segue l’elenco dell’opinione di vari professori contrari al progetto. In particolare Bo e Tavella, i quali temono che, togliendo un anno di corso, diminuirebbe il numero di studenti, con perdita di parte dell’assegno annuo.
Lettera inviata da Genova il 2 luglio 1845. Ripensando all’eventuale trasferimento da Torino a Genova del giardiniere Battista [lettera 241.22], De Notaris elenca alcuni motivi, per cui la cosa non gli sembra conveniente per l’interessato, tenendo conto anche della probabile ostilità dei colleghi. De Notaris ringrazia Moris per avergli favorito una nuova onorificenza. Vi saranno strepiti da parte di Sassi e Canobbio, che avevano pretese sul Protomedicato. De Notaris si aggiornerà, leggendo qualche trattato sulla chimica e sulle droghe. Segnala a Moris il dottor Melchiori, chirurgo primario all’ospedale di Novi, che chiede di potere esercitare nei Regi Stati.
Lettera inviata da Genova il 23 giugno 1845. De Notaris si è liberato di un peso: il giardiniere. Dopo una inutile richiesta di aumento di stipendio, si è dimesso. Sarebbe opportuno assumerne uno da fuori, non essendoci nel Genovesato persona adatta. Ci vorrebbe una persona fidata, come ad esempio il Battista del Valentino. Nel giardino poi è ancora presente il vecchio Morando, che De Notaris vedrebbe volentieri a riposo, perché inutile e di carattere cavilloso; è inoltre un flagello per le piante. Farà presente la situazione al marchese Canepa, il quale potrebbe riferire all’intendente Peveraro. Invia a Moris i saluti di Vérany.
Lettera inviata da Genova il 9 giugno 1845. De Notaris è dispiaciuto della raucedine che affligge Moris da tempo, dovuta probilmente al tempo rigido, con temperature inferiori a quelle di marzo. Ringrazia Moris per quanto ha sempre fatto per lui: carriera, posizione, onori. Avrebbe bisogno di qualche mezzo in più, però non si lamenta come fanno tutti i suoi colleghi genovesi che pensano solo al denaro, pur avendo notevoli introiti dalla loro professione. Non sarà costruito il teatro anatomico; De Notaris pensa che la stessa fine toccherà all’ampliamento dell’orto. Segue una serie di lamentele a proposito del giardiniere, che vorrebbe licenziarsi, a meno che gli venga aumentato lo stipendio. Raccomanda a Moris un certo Panizzi di Sanremo, che non riesce a concludere gli studi per problemi economici. A De Notaris riesce difficile pagare la Stamperia Reale per le proprie pubblicazioni.