Lettera inviata da Genova il 24 giugno 1858. La domanda di De Giuli è stata presentata al Rettore dell’Università di Genova. De Notaris supplica Moris di fare il possibile per far sì che la richiesta venga accolta. Se dovesse essere respinta, De Notaris non avrebbe il coraggio di presentarsi a Mergozzo e di accettare l’alloggio che i De Giuli gli hanno offerto.
Lettera inviata da Genova il 22 giugno 1858. Nei prossimi giorni verrà a Torino il dottor Ageno, dissettore presso la scuola di Anatomia ed attualmente incaricato delle lezioni, per presentare egli stesso i titoli al fine ottenere la cattedra recentemenete messa a concorso. De Notaris chiede a Moris di appoggiarlo, trattandosi di un buon acquisto per l’Università di Genova. Ha sostituito con successo il professore Tomati. Chiede anche di appoggiare la domanda di un certo De Giuli che vorrebbe convalidati gli esami del secondo anno di filosofia, per potere essere ammesso all’esame per l’accesso a Magistero. Il ragazzo fa parte di una famiglia di Mergozzo, presso cui De Notaris probabilmente passerà le vacanze. De Notaris espone a Moris come ripartirebbe la cifra destinata all’orto, senza chiedere un supplemento per fare un viaggio retribuito, che già sa che non gli verrebbe concesso.
Lettera inviata da Genova il 31 maggio 1858. Nei giorni passati De Notaris ha fatto una breve escursione ad Ovada e ne è tornato ritemprato. Ringrazia Moris per l’interessamento al fine di fargli ottenere la pensione di anzianità, anche se la cosa non ha avuto successo. Si lamenta nuovamente delle sue ristrettezze economiche. Non sa se riuscirà ad andare in vacanza; avrebbe dovuto chiedere un aumento della dotazione per l’orto botanico.
Lettera inviata da Genova il 9 aprile 1858. Di ritorno da S. Siro di Struppa De Notaris ha ricevuto da Tenore un plico contenente uno scritto da fare pervenire a Moris e un altro da mandare, tramite lo stesso Moris, a Seringe. De Notaris, dietro suggerimento del segretario dell’Università, aspetterà la fine delle vacanze per presentare domanda per ottenere il trattenimento rimasto disponibile nella facoltà di Scienze Fisiche e Matematiche dopo la morte del cavaliere Foppiani. Tale trattenimento dipende infatti dalla predetta facoltà, essendo De Notaris, con Sassi, Peyrone e Canobbio, stato obbligato a trasferirvisi da Medicina. Casaretto dovrebbe avere mandato a Moris le piante brasiliane; De Notaris ha trattenuto i licheni per esaminarli. Nella cappella destinata all’erbario è stato levato l’altare ed è stata chiusa la comunicazione con l’alloggio del professor Grillo [vedi lettera n. 242.26]. De Notaris teme che nel presente anno l’Oidium attaccherà i vigneti, i cereali e i maggenghi.
Lettera inviata da Genova il 12 marzo 1858. De Notaris ringrazia Moris per i tentativi di fargli avere la pensione di anziantà, anche se non residente a Torino. Nel Lombardo-Veneto tale limitazione non esiste. Rifiuta l’offerta di aiuto da parte di Moris. In caso di assoluta necessità, si priverebbe di qualche oggetto di valore che ancora possiede, come ha fatto in passato, cedendo sotto costo alla locale Accademia delle Scienze le opere di Hedwig e di Schwaegrichen e l’opera Scottish Cryptogamic Flora. Il governo dovrebbe tenere conto che lui non esercita la professione. Si rammarica di molte scelte fatte in passato.
Lettera inviata da Genova il 5 marzo 1858. De Notaris ha ricevuto i semi da Moris, cui riferisce di alcune Boraginaceae presenti nell’erbario genovese. Non è riuscito per parecchio tempo a lavorare per il freddo: si è occupato solo della scuola e del riordino dei suoi libri e delle piante crittogamiche, per cui ha sprecato tutti i suoi averi. Non vorrebbe che sua figlia, cui non è certo di riuscire a procurare un corredo in caso di matrimonio, avesse da maledire le sciocchezze paterne per lo spreco di somme che avrebbero potuto essere risparmiate. Non ha quattrini neppure per l’acquisto di abiti e di lingeria. Arrossisce se qualche illustre collega viene a visitarlo. Se non fosse che moglie e figlia avessero in lui l’unico sostegno, non avrebbe dubbi nel trovare qualche disperato rimedio. Tutto la sua dedizione al lavoro non gli è servita a nulla: solo avvilimento e miseria.
Lettera inviata da Genova il 10 gennaio 1858. De Notaris ringrazia Moris per avergli trasmesso la lettera di van den (sic!) Bosch. Probabilmente arriverà anche un pacco di muschi. Non riesce a lavorare all’orto per il freddo: non è mai stato in grado di comperare un Franklin e per togliersi il freddo non ha altra risorsa che uscire e battere il selciato come un disperato! Gli “stamponi” richiesti da Moris sono nelle mani di Gennari, che li spedirà quanto prima al cavaliere Eugenio Sismonda. Il litografo Armanino è in ritardo con la consegna delle tavole dei muschi. De Notaris prega Moris, nel caso che all’Accademia si trattasse di nominare nuovi soci corrispondenti, di proporre van den Bosch di Goes nei Paesi Bassi, illustratore della flora di Giava e Durieu de Maisonneneuve, direttore del nuovo Jardin des Plantes di Bordeaux. De Notaris chiede a Moris se, come socio non residente dell’Accademia, non gli spetterebbe la pensione per anzianità. Ne avrebbe tanto bisogno!
Lettera inviata da Genova il 12 dicembre 1857. De Notaris manda a Moris, da presentare all’Accademia, il manoscritto di cui gli ha parlato in una lettera recente.
Lettera inviata da Genova il 14 novembre 1857. De Notaris risente ancora della serenità provata durante la vacanza sui monti piemontesi e nei giorni passati a Torino con le sue donne. Ha sollecitato Baglietto a presentare domanda per succedere come assistente al posto lasciato vacante da Gennari. De Notaris compilerà il solito catalogo dei semi e poi si dedicherà all’analisi delle alghe e dei muschi di Sardegna della collezione di Moris. Moglie e figlia lo incalzano affinché non si dimentichi di presentare i loro saluti a Moris, alla sua gentile damigella, alla suocera e a tota Marianna
Lettera inviata da Genova il 6 novembre 1857. De Notaris ha dato allo stampatore il catalogo dei semi e pertanto può iniziare ad occuparsi dei muschi e delle epatiche della collezione di Moris. Manderà presto per l’Accademia un piccolo lavoro sulle epatiche italiane. Ha saputo della nomina di Baglietto e ne è felicissimo. De Notaris è stato invece sorpreso della nomina del professore Gardella a Preside del Collegio e Facoltà Farmaceutica per il prossimo anno scolastico. Per turno l’incarico sarebbe toccato a Canizzaro e per anzianità allo stesso De Notaris, che purtroppo non è in buoni rapporti con l’attuale ministro.
Lettera inviata da Genova il 6 gennaio 1857. E’ passato il Capodanno, senza che De Notaris abbia mandato gli auguri a Moris: lui e la moglie erano malati. E’ scontento del comportamento del Presidente del Consiglio Universitario a favore dell’inquilino della villa di Pietra minuta, il quale non sloggia, perché sicuro del suo appoggio. Dovrà in seguito prendere alloggio nell’Università, al posto ora occupato dal vice-giardiniere Giuseppe Canepa. Prega Moris di non fare cenno di queste sue preoccupazioni, perché non vorrebbe urtarsi con quelle persone. Ha ricevuto da Bertoloni l’ultimo tomo di Flora Italica, con “l’abbondante ritratto dell’autore”. Questo volume è più meschino degli altri: è un oltraggio al buon senso dei botanici italiani collocare il genere Chara in Monoecia monandria!
De Notaris ha ricevuto una lettera del conte Gallina, in cui gli comunica che gli è stata assegnata la “sovrana beneficenza”. Suo suocero ha diffuso la notizia e tutta Genova si è congratulata con lui.
De Notaris cerca di chiarire a Moris la posizione degli eredi di Viviani, che ha lasciato in eredità a Carlo Alberto la biblioteca e l’erbario. I nipoti vorrebbero completare l’opera sui funghi, però il continuatore dovrebbe ritirare in blocco tutte le copie incompiute in circolazione. Viviani non ha lasciato materiale; si potrebbe completare l’opera con una centuria di specie. Durieu ha mandato a De Notaris semi di Algeria, tra cui due Galactites e alcuni esemplari delle nuove specie di Isoetes di Bory. Sta preparando la “pettinatura” per Risso, però non sa se Parlatore vorrà pubblicarla nel suo giornale, ove De Notaris vorrebbe inserire un elenco di piante locali, approdate in Liguria con i cereali e le messi. Al momento vi è un certo interesse per le piante straniere.
De Notaris invia a Moris dieci copie dell’operetta di Parlatore. Lo prega di fare parecchie correzioni sul manoscritto del micromiceti. Dice di non avere crediti con lui, avendo Moris saldato il debito per il vino e il capriolo del signor Bruera nel marzo 1842. De Notaris vorrebbe inserire nel catalogo dei semi un Allium nuovo, raccolto da un certo professore Ciocca, addetto alla Regia Scuola di Marina. Ha anche ricevuto piante da un certo Sprunner, farmacista ad Atene.
De Notaris non è riuscito a dire a Peveraro, prima della sua partenza, quali siano le numerose necessità dell’orto botanico genovese. Il marchese Serra sembrerebbe propenso ad iniziare, ma le difficoltà sono molte. Vorrebbe sistemare l’erbario Viviani, eventualmente integrandolo con le sue quattromila piante raccolte nei quattro anni di permanenza a Genova. Prega Moris di dare un’occhiata al suo Repertorium.
De Notaris ringrazia Moris per avere aiutato il fratello. Ha rivisto attentamente il primo volume di Flora Sardoa ed ha molto apprezzato la trattazione delle Compositae, di cui terrà conto al momento di correggere le bozze del suo Repertorium. Confronta, criticandola, la trattazione di questa e di altre famiglie nell’opera di Bertoloni. De Notaris continua ad avere difficoltà a riscuotere da Serra i rimborsi per le escursioni proprie e dei giardinieri. Manderà a Moris, al prossimo viaggio del generale Quaglia, alcune correzioni da apportare al Repertorium. Non ha più avuto notizie di Bollo.
De Notaris ha prestato giuramento presso il presidente del Senato ed è stato nominato consigliere effettivo del Magistrato al posto del professor Tavella, essendo quest’ultimo stato nominato a capo del Magistrato stesso. De Notaris ha visto Bubani, che è stato molto soddisfatto di avere fatta la conoscenza di Moris. Taluni hanno giudicato insulsa la richiesta di De Notaris di costruire una serra interrata. Il guaio dell’Università è che vi sono troppe persone che vogliono consigliare e comandare.
De Notaris ha compiuto un’escursione a Portofino assieme a Rainer: hanno raccolto bellissime fanerogame e alghe non ancora descritte, da aggiungere al manoscritto in possesso di Moris. Critica alcune affermazioni di Zanardini a proposito di alghe. Ha quasi pronta la terza decade dei micromiceti. Elenca a Moris i suoi “grossissimi” crediti per alcuni libri che gli ha inviato [si tratta di poche decine di lire!]. Lo prega di procurargli alcune opere di Lamouroux.
De Notaris ha spedito a Moris i bulbi e i tuberi che è riuscito a procurarsi. E’ molto spiaciuto e seccato delle cattiverie che va spargendo in giro la signora Genè, dopo che ha rifiutato di sposare “quell’orrido ceffo” che gli aveva proposto. In una lettera la signora l’ha definito bugiardo, maligno, cattivo soggetto e simili galanterie. De Notaris ha preferito non rispondere: avrebbe voluto spiegarle che si era molto ingannata nel crederlo così stupido da lasciarsi abbindolare con quel “brutto mobile”. Si lamenta delle difficoltà di bilancio e degli ostacoli che incontra ad organizzare il giardino secondo i suoi criteri; in più è arrivato un nuovo don Basilio, il signor prete De Ferrari, prefetto della scuola, che si è stupito di vedere nel giardino cardi e carciofi.