Lettera inviata da Parigi il 16 maggio 1850. Nella lettera che ha ricevuto da Moris lo scrivente ha letto con piacere del ritrovamento di una nuova pianta, non citata nella monografia di de Jussieu. Il lavoro del botanico è come la tela di Penelope! Tulasne chiede a Moris di fargli sapere notizie di Vittadini. Ha accluso una lettera da fargli avere a Milano, dove gli chiede se può mandargli un disegno del cane barbone usato in Lombardia per la ricerca dei tartufi, disegno che lui non ha usato e che vorrebbe, con il suo permesso, riprodurre nel libro che sta preparando con suo fratello sui funghi ipogei.
Lettera inviata da Hyères il 22 gennaio 1848. Lo scrivente ringrazia Moris per avere fatto da intermediario con Vittadini, di cui non ha più avuto notizie da quando lo ha visto a Milano nel maggio 1845; teme abbia qualche grave problema personale. A Tulasne interesserebbe, ora che si sta occupando degli erbari della Colombia e del Brasile, di avere i doppioni di Casaretto.
Lettera inviata da Hyères il 10 febbraio 1846. Tulasne approfitta del ritorno a Torino di Bonafous per ringraziare Moris del frammento di fungo che gli ha fatto avere. Ritiene che il fungo sardo non appartenga al genere Tuber, quanto piuttosto al genere Choiromyces. Casaretto non gli ancora mandato, dopo tanti mesi, l’ultima Decades delle piante brasiliane. Tulasne gradirebbe avere anche altre piante dell’erbario di Casaretto, scambiandole eventualmente con piante della Nuova Olanda e della Nuova Zelanda. Prega Moris di chiedere a Vittadini a Milano due sue pubblicazioni; gli ha già scritto due volte senza avere risposta. Spera che Moris realizzi nell’anno in corso il suo progetto di un viaggio a Parigi.
Lettera inviata da Genova il 23 agosto 1842. De Notaris, per non parere indolente e poltrone, non ha fatto richiesta per l’anno in corso di essere esentato dalle lezioni del martedì. Non è riuscito a vedere il cavaliere Serra per parlargli dei lavori da fare nel giardino. Il cavalieri Foppiani l'ha spaventato, comunicandogli quale potrebbe essere il costo della sola costruzione del muro di sostegno: 3 o 4 mila franchi! De Notaris elenca molti altri lavori necessari, che prima o poi bisognerà fare. Si lamenta poi dell’imperizia e della trascuratezza del giardiniere, che gli lascia morire le piante più belle. Gli ha lasciato “crepare” la Caryota mitis, pagata la scorsa estate 150 franchi. De Notaris suggerisce a Moris alcune nuove sinonimie da tenere presenti nella compilazione del catalogo dei semi. Vorrebbe avere presto la monografia di Vittadini su Licoperdon.
Lettera inviata da Genova il 3 luglio 1844, in cui De Notaris annuncia a Moris di avere ricevuto la Patente Sovrana annunciatagli dal conte Gallina e lo ringrazia, perché senza il suo interessamento non avrebbe certo ricevuto tale riconoscimento. Il professor Meloni ha portato a Genova un suo figlioletto gravemente ammalato, sperando che il clima gli giovi. Il mese scorso vi sono stati sei casi di avvelenamento da funghi arrivati da Novi. A suo avviso si tratta di Agaricus pantherinus. Vi è stato uno scambio di opinioni con un medico di Novi sulla determinazione del fungo. De Notaris prega Moris di controllare con le figura del Vittadini sui funghi mangerecci.
Lettera inviata da Milano il 17 novembre 1839. De Notaris spedisce a Moris i semi di cocomero. Dirà a Cesati di sollecitare il libraio Meisner ad inviargli i volumi a lui destinati. E’ riuscito ad “agguantare” Vittadini e gli ha chiesto perché non ha risposto alla lettera di Genè e non ha accettato la proposta di Moris. Vittadini ha addotto alcune astruse ragioni, in accordo con il suo carattere selvatico. Partirà presto per Genova passando per Torino, poiché la strada di Pavia e Casteggio è stata distrutta dalle acque del Po.
Lettera inviata da Genova il 27 giugno 1835. Dopo otto giorni di “placidissima navigazione”, De Notaris e Genè sono arrivati a Genova. Quest’ultimo è partito immediatamente per Novara e De Notaris andrà a Milano per rivedere i suoi parenti e per preparare roba e libri da trasferire a Torino. Arriveranno presto a Moris le piante raccolte in Sardegna. Purtroppo il Mesembryantemum crystallinum e la Phyllirea latifolia ricercati a fine aprile a S. Pietro non erano ancora fioriti. De Notaris ha incaricato Meloni Baille di procurarli. Sta preparando la descrizione delle due specie di Opuntia. Consultando a Genova l’erbario di Vittadini, ha scoperto di avere commesso un grosso sproposito: la pianta che riteneva essere un Asphodelus è invece Bulbine planifolia.
Lettera inviata da Padova il 10 dicembre [1841?], in cui lo scrivente ribadisce il desiderio di ricevere la medaglia del minor costo e il resto del premio in denaro, che ha già destinato alla stampa di un suo nuovo lavoro. Desidera sapere quali decisioni abbia preso Vittadini, per evitare brutte figure. E’ contento che sia stata iniziata l’incisione delle tavole del suo lavoro. Chiede a Moris se è possibile pubblicare il giudizio favorevole dell’Accademia delle Scienze sulla Gazzetta Piemontese.
Lettera inviata da Vercelli il 26 febbraio 1866, in cui Cesati informa Moris che da qualche anno, per iniziativa di Rabenhorst e di Schimper, fratello dell’esploratore botanico stabilitosi in Abissinia, è sorta una società avente lo scopo di indagare le Crittogame di Europa. Per l’anno in corso è stata scelta la Sardegna. Per vari motivi Baglietto, Caldesi e Gennari non possono accompagnare la spedizione, per cui è stato scelto Marcucci. Rabenhorst vorrebbe acquistare una carta della Sardegna e vorrebbe sapere il costo di quella preparata dal cavaliere Lamarmora e se la carta acclusa alla Flora Sardoa è la stessa, rimpicciolita. Cesati piange Montagne, Gussone, Vittadini e Zumaglini, morti di recente.